Episodio di violenza in Pronto Soccorso

Avvisi OPI Bergamo

I fatti accaduti all’ospedale di Alzano Lombardo dove un ubriaco avrebbe tentato di “forzare” il triage del Pronto soccorso minacciando l’infermiera triagista e poi minacciando un altro infermiere che si era avvicinato per cercare di contenere la situazione, sono ormai all’ordine del giorno negli ospedali dove oltre il 50% dei professionisti è aggredito (fisicamente o verbalmente) e di questi oltre la metà sono infermieri.
Gli infermieri sono in prima linea. Nel triage che è la porta d’ingresso all’ospedale, ma anche nelle corsie dove assistono i pazienti h24. E a domicilio, dove portano la loro esperienza clinica, ma anche umana e d’aiuto soprattutto agli assistiti affetti da patologie croniche e non autosufficienti, rischiando aggressioni e dove ormai è necessario prevedere procedure per rendere sicura l’assistenza domiciliare
Nel settore sanitario, sociosanitario e in modo particolare nei servizi di emergenza-urgenza e nelle strutture psichiatriche le aggressioni fisiche hanno raggiunto rispettivamente il 48% e il 27% degli operatori; gli insulti risulterebbero invece praticamente ubiquitari, avendo coinvolto rispettivamente l'82 e il 64% degli operatori, e percentuali più o meno simili si trovano per le minacce.
L'85% delle aggressioni è perpetrato dagli stessi pazienti: un quarto di essi, circa, risulterebbe essere affetto da disturbi psichici e circa il 6% sarebbe sotto l'influsso di droghe.
E in prima linea con gli infermieri c’è l’Ordine che li rappresenta: “Formiamo i nostri professionisti – ha detto Gianluca Solitro, neo eletto Presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (OPI) di Bergamo- perché siano in grado di riconoscere, identificare e controllare i comportamenti ostili e aggressivi prevedendo anche appositi corsi di formazione. Ma non basta, Servono interventi diretti anche dell’organizzazione aziendale e in generale di chi gestisce la sanità: va aumentata l’informazione e la formazione perché siano denunciate da tutti e in modo chiaro le criticità di violenze quotidiane a danno dei professionisti deve essere predisposto un team addestrato a gestire situazioni critiche e in continuo contatto con le forze dell’ordine soprattutto (ma non solo) nelle ore notturne nelle accettazioni e in emergenza; vanno sensibilizzati i datori di lavoro a non ‘lasciar fare’, ma a rifiutare la violenza anche prevedendo sanzioni pesanti. E soprattutto va previsto un supporto attivo nelle zone più a rischio come i pronto soccorso, con persone e mezzi in grado di tutelare chi svolge un lavoro a favore dei cittadini”.
Solitro ricorda che il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario è in allarmante aumento: si registra negli ultimi anni una crescita di circa l’80% delle aggressioni. E sottolinea che si tratta di un fenomeno sociale legato alle diverse dimensioni che i servizi sanitari stanno assumendo. Ma sottolinea anche la necessità che si prevedano dal punto di vista legislativo norme per assicurare tolleranza zero verso la violenza nelle strutture sanitarie, con inasprimento delle pene perché chi la compie sappia (quindi massima informazione) di stare perpetrando un reato severamente punibile.
“Dobbiamo intervenire anche sul territorio – aggiunge il Presidente dell’OPI di Bergamo – con procedure per rendere sicura l’assistenza domiciliare prevedendo anche semmai la presenza di un accompagnatore o la comunicazione a un secondo operatore dei movimenti per una facile localizzazione”.
Secondo Solitro è necessario un intervento immediato, diretto, efficace e determinante non solo da parte della professione, ma anche delle istituzioni per vigilare su queste situazioni.
“Servono nuove strategie per arginare il fenomeno della violenza in cui sia previsto un importante coinvolgimento anche delle Regioni che rappresentano la prima linea di intervento in questo delicato settore – ha concluso - essendo i programmatori e gli organizzatori dei servizi oltre che i datori di lavoro degli operatori, purtroppo, coinvolti”.
L’Ordine della provincia di Bergamo, ribadisce, come già in altre occasioni, che l'infermiere non è un bersaglio, non è un capro espiatorio, non è un contenitore inerme dove riversare rabbia, frustrazione e inefficienze del sistema. L'infermiere è un professionista alleato del cittadino e tutto il Servizio Sanitario Nazionale deve impegnarsi affinché questa alleanza possa esprimersi al meglio, al fine di aumentare sicurezza e fiducia.